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Cucùlab, work in progress

Secondo giorno
Dopo aver ben frullato gli ingredienti e le menti dei partecipanti, vediamo e assaporiamo le prime idee e i primi esperimenti.
C’è infatti chi inizia facendo senza darsi troppi pensiero,

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C’è chi c’ha pensato su il pomeriggio e la notte e la mattina dopo inizia così:

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e chi inizia pensando e cercando un filo conduttore tra botanica e urbanizzazione.

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Approcci molto diversi, potremmo dire opposti, entrambi validi perché in questo laboratorio, al contrario di quanto accade normalmente, si sperimenta e ci è stato esplicitamente richiesto di ritrovare quel piacere del segno casuale e ripetuto che libera la mente.

Alcuni individuano subito quel filo, partendo dall’analisi del significato delle due parole chiave, è una tecnica comune; altri si affidano ad una tecnica altrettanto diffusa, la mappe concettuale; altri faticano a focalizzare il tema, anche questo può capitare e nel nostro mestiere ci sono due soli rimedi: fare un’approfondita ricerca e mappa concettuale o affidarsi al proprio istinto, provare e riprovare.
Sembra un paradosso ma in un processo creativo le due strade si incrociano più spesso di quanto si creda. Il caso favorisce la mente preparata, diceva Luois Pasteur.
Più una mente assorbe e si costruisce un proprio magazzino di informazioni, schemi e processi, nel nostro caso anche immagini e sensazioni, più facilmente affiorerà l’idea, il seme creativo che in questo magazzino trova terreno fertile per crescere.
In altre parole, l’idea è si un’illuminazione ma non viene dal buio, non spunta da sola per merito di forze divine e sovrannaturali, nasce quando è alimentata da una costante ricerca, da un allenamento creativo che ti permette di riconosce in un attimo qual’è la strada giusta, ma anche dall’esperienza e dagli errori che ti permettono di scartare altrettanto velocemente i vicoli ciechi.
L’esperienza richiede tempo, l’allenamento deve essere costante, per questo è normale che agli inizi del mestiere sorgano dubbi o domande.

Proposte quindi, ecco le prime bozze:

  • la convivenza di contrasti, Martina.

 

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Può essere una strada interessante da percorrere ma va sviluppata ancora con diverse prove e varianti. Il suggerimento è quello di provare a destrutturare a uscire dal limite della forma della foglia, del suo contorno, e di lavorare sulla moltiplicazione, sulla proliferazione. Provare a prendere dei dettagli della texture della foglia, ripeterli, sovrapporli, ingrandirli, incrociarli, comunque rendendoli più astratti nel senso di non riconducibili ad una forma conosciuta.
Alcuni di questi dettagli, dissociati dall’idea di foglia, possono sembrare delle impronte di pneumatico o delle strade, diventano quindi ambigui o multipli, a seconda del punto di vista.
Anche le forme geometriche/urbane possono avere un segno manuale, può essere un timbro, un colore pieno o un segno netto, ma il vettoriale stona.


 

  • la struttura dei soffioni (frutti del tarassaco, che nasce anche nei posti più impervi ed abbandonati) ricreata nelle sue ramificazioni che pian piano vanno a disperdersi. La geometria degli elaborati grafici rimanda all’immagine dei fili elettrici presenti in città e da l’idea di collegamenti e interazioni, Arianna.

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Arianna nelle sue ricerche ci ha fatto conoscere Tim Knowles, artista inglese, che con le piante ha sperimentato davvero, le ha fatte disegnare:

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il fascino di questi segni è dato proprio dall’intreccio casuale del segno, dal contrasto tra groviglio e improvvisi e ampi spazi bianchi. L’intreccio geometrico, la rete, i grafi e il tratteggio spezzato sono invece e anche immagini facilmente riconducibili alla tecnologia e questa percezione è rafforzata del segno vettoriale.
Perché non disegnarli a mano per renderli più vivi? O a muoverli come se portate via dal vento.
Anche il vento o il soffio è un elemento naturale che interagisce con la pianta, lo dice il nome stesso, si può ricreare questa sensazione?


 

  • Botanica (fiori e piante) Urbana (strada) > viaggio > crescita  > combinazioni di colori e forme > stencil > arte di strada > crescita, Silvia.

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E i primi dubbi:

  • proliferazione di muschi e muffe, texture urbane e vegetali, piante che si fanno largo tra il cemento. Amalia.

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Come rendere tutto questo?
Proviamo a individuare una direzione operativa: le texture sono interessanti e si prestano a diverse applicazioni di stampa, la corteccia può diventare matrice di stampa o il frottage si può applicare alla superficie dell’asfalto o del lastricato.
Questi risultati, oppure anche dettagli fotografici opportunamente trattati per diventare segni più astratti, si possono fondere con altre dettagli come fili e ricami da aggiungere sulla carta, come ad esempi0:

dalle edizioni Pulcinoelefante
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E non dimenticate i suggerimenti di Alessandra, il piacere del segno casuale e ripetuto 

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Estratto da “Mira calligraphiae monumenta” mirabile incontro tra il segno calligrafico e quello figurativo.

Infine, un suggerimento dalla natura mutante e surreale di Meret Oppenheim

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