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Cucùlab, il laboratorio è iniziato

Primo giorno del laboratorio Cuculab e siamo già nel frullatore. Questa è la sensazione prevalente tra i partecipanti, dieci studenti della Scuola Internazionale di Comics dellasezione grafica, che ne uscirà poche ore dopo il brief: tante idee, tanti pensieri, tante informazioni, un po’ di confusione, non c’è nulla di male a dirlo.
Andiamo con ordine, prima gli ingredienti.

Cuculab, il sapore forte e deciso
Cuculab nasce a Modena come azienda produttrice di abbigliamento bambino e donna. L’azienda è caratterizzata da un’attenta ricerca dei tessuti e dalla produzione esclusivamente Made in Italy. Ogni stagione viene scelto un tema che viene poi sviluppato in forme, colori, grafiche e divertimento. Dal neonato al teenager Cucu Lab si identifica sicuramente come un brand alternativo nel panorama Italiano.
Una particolare attenzione all’immagine e alla presentazione di tutte le collezioni è il punto forte del brand Cucù Lab. Un’immagine non banale e lontana dagli stereotipi è quello che quotidianamente cerchiamo di trasmettere.
Lei è Alessandra mente creativa e stilista, lui Gianluca la mente commerciale e organizzativa.

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Il tema della collezione: una buona dose di libertà, a piacere
Come ogni progetto o committenza che si rispetti si inizia seguendo il sentiero con le classiche tappe: il brief, la presentazione del marchio, delle tecniche di stampa, la loro storia e la loro visione della moda, dell’infanzia, del processo creativo e soprattutto il tema della collezione.
Il tema è Botanica Urbana, la suggestione è proliferazione, l’immagine è quella di un giardino urbano, uno spazio racchiuso da mura di mattoni tra palazzi del centro storico, più o meno scalcinati, uno spazio che era dedicato a laboratorio ed è ora dedicato alle piante che nonostante la siccità di una delle estati più calde degli ultimi 100 anni, si sono appropriate e diffuse a dismisura di quei muri.
Così ci racconta Alessandra: “Mi piacerebbe andare un po’ in contrapposizione a quello che è il processo moda: sempre più veloce, sempre più caotico, dove la ricerca e l’atto creativo si riduce veramente molto. Mi piacerebbe che la “botanica urbana” scatenasse una sorta di trans e piacevolezza immensa nella decorazione casuale e ripetitiva liberando la mente (mi viene in mente quando si riempiono i fogli di piccoli e dettagliati disegni mentre si è al telefono). La cura e il piacere del dettaglio che avviene quando non ci sono costrizioni o indirizzi troppo specifici. Abilità nel tratto e godimento nel riuscire a rappresentare una botanica anche antica.
Penso che il tempo post apocalittico di una natura mutante sia quello più immediato. È un tema che non mi rappresenta molto ma sicuramente può essere interessante, dunque dopo questa premessa “mistica” lascerei spazio a voi per affrontare spunti culturali.”
A proposito di spunti culturali, di libertà, casualità, di botaniche, antiche e moderne, di bambini, di Munari e del piacere di fare vi diamo alcuni suggerimenti:
il Giappone, l’ispirazione di Alessandra:

Katsumi Komagata

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Erbari antichi

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Botanica, di Stefano Mancuso e i Deproducers, uno spettacolo che ha come protagonista la narrazione scientifica e le piante.

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L’approccio progettuale, quanto basta
Si diceva del sentiero tracciato e delle tappe.
Si parla allora di capi, di tecniche di stampa, di applicazioni, di ricami, un accenno ai costi e alla produzione, ma non troppo per non frenare la creatività e il libero vagare del pensiero.

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Da anni insegniamo il percorso da seguire per fare progetto, così come ci ha insegnato Munari: si parte dalla richiesta, si raccolgono le informazioni, si articola la ricerca, si fa una mappa concettuale, si focalizza l’idea, si fanno delle proposte e delle varianti delle proposte, si presenta, si aspetta il responso del cliente.
Oggi questa regola è stata smentita, per fortuna capita ancora di inciampare nel diverso e di uscire dal sentiero battuto, Alessandra ci racconta il suo modo e il suo modo parte da periodo, si parla anche di una ventina di giorni, di vuoto e silenzio.
Vuoto apparente, come ci tiene a puntualizzare, vuoto che dopo la campionatura dei tessuti, questo è comunque il primo passo, è un mischiare, rimescolare, rimuginare dentro come quando da piccoli si preparano le zuppe con foglie, erba, legnetti, fango e sassolini. Anche questo faceva lei da piccola, trafficava e le piaceva cucinare. A quanto pare anche da questo trafficare dell’infanzia è nato Cucùlab.
Da non credere, per una volta si può fare quel che ci piace, in libertà e anche un po’ a caso, perché come diceva Munari: “La combinazione tra regola e caso è la vita è l’arte è la fantasia l’equilibrio”.
E così vogliamo procedere, aggiungendo al dovere il piacere, il godimento e la libertà, tutti ingredienti approvati dal cliente.
Alleghiamo comunque lo schema del brief così come l’abbiamo sintetizzato a fine mattina, le parole chiave torneranno utili.

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La moda, senza esagerare
Per entrare nel mondo Cucùlab, anzi no, per provare a entrare nella mente e nel gusto di Alessandra abbiamo cominciato con le domande serie, seguendo la ricetta passo, passo: cos’è importante in una collezione, qual’è il valore dei vostri abiti, dove vendete di più, che persona è quella che sceglie i vostri abiti, è la mamma o sono i bambini a scegliere.
Domande dovute che hanno scatenato l’immancabile duello tra animo creativo e animo commerciale:
“si, mi piace”, “No, non si vende”
“mi piace e lo faccio lo stesso”
“è folle, non ne venderemo uno”, “si ok è piaciuto e ha venduto”;
per Alessandra è di certo una questione di piacere, del gusto di esprimersi anche se forse la moda dovrebbe essere una questione d’identità, per pochi lo è ma in Italia, ci dice lei, la cultura del proprio gusto e della propria immagine non è così diffusa e tantomeno sviluppata; l’immagine è tutto nella moda, ci dice Gianluca, spesso però le persone comprano Cucùlab perché adesso è un marchio riconosciuto, perché lo indossa l’amica, perché è alternativo, perché si distingue dal solito vestito, ma non è sempre stato così, ci sono stati i fallimenti e gli errori, pagati tutti.
In conclusione però, in questo mondo, non quello della moda, tutto il resto del mondo dove devi sempre stare alle regole degli altri, è bello avere a che fare con persone che hanno realizzato il loro desiderio, facendo quello che a loro piace.
Concludiamo la giornata con un’intervista doppia, che ci sdrammatizza la tensione.

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